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IL CIAK DI VITTORIO DE SETA A PENTEDATTILO
Installazione Fotografica
di Francesco Casciaro
Eccoci dopo qualche mese dalla produzione di Articolo 23 per All Human Rights For Hall a presentare i flash del cortometraggio girato da Vittorio De Seta nel borgo di Pentedattilo. Vittorio ospite nel 2007 del Pentedattilo Film Festival ci ha insegnato che il cinema non è un pacchetto regalo lustrato confezionato con un nastro e un fiocchetto rosso, ha esortato tutti i giovani cineasti a riportare il cinema alla sua funzione etica di interprete della realtà contemporanea ed è in quell’occasione che è rimasto colpito dal borgo , dal suo potere evocativo … e ha deciso di girare qui il suo cortometraggio affidandosi a giovani filmakers per la produzione del suo breve film: quattro minuti sul diritto al lavoro. I flash della nostra memoria si fissano sui volti, i gesti, le urla a voce viva o attraverso un megafono spesso in avaria, gli abbracci, il sole che picchia forte, il vento della costa jonica, i carichi e scarichi, i trattori, i piani di lavoro scritti, riscritti, e puntualmente non rispettati, i ruoli che si accavallano, le notti lunghe a discutere di tutto: organizzazione del lavoro, budget, incomprensioni, fatica e insonnia. Ma la nostra memoria corre in particolare alla gente del luogo, sorridente, entusiasta e paziente, la gente che non rifiuta anche in orari improbabili di dare una mano alla giovane troupe e al grande Vittorio De Seta, il più giovane dei giovani, forse perché, consapevolmente o no, in quei giorni, quella gente viveva come noi l’urgenza di raccontare in un cortometraggio i disagi dell’emigrazione di ieri e di oggi. Pentedattilo in Articolo 23 assurge a un ulteriore emblema: simbolo dell’abbandono coattivo per la gente del luogo diventa oggi terra di accoglienza per i nuovi sud del mondo. Bhe, siamo quasi alla fine del nostro progetto, Articolo 23 verrà presentato in anteprima con il film collettivo All Human Rights For Hall presso il teatro Argentina di Roma il primo dicembre, e nel pieno della postproduzione vogliamo offrire attraverso gli scatti fotografici del nostro amico Francesco Casciaro quel che si è vissuto in quei giorni qui, a Pentedattilo, perché questa microstoria è entrata a far parte del vissuto di Pentedattilo, testimonia l’avventura che vede uniti il grande cineasta che parla la lingua dei contadini a giovani realtà di produzione che tentano di indirizzare la loro azione verso quello che De Seta definisce “ la funzione etica del cinema. Grazie al PFF che accoglie i nostri flash rubati.
Maria Milasi Ram Film
Maria Furfaro Magafilms
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IL VANGELO SECONDO MATERA
Installazione Fotografica
di Domenico Notarangelo
in collaborazione con la Città del Sole Edizioni
Il fotografo e giornalista Domenico Notarangelo ha accettato il nostro invito per installare durante il PFF i suoi straordinari scatti fotografici realizzati quarant’anni fa a Matera sul set "Il Vangelo secondo Matteo" capolavoro di Pier Paolo Pasolini. Domenico Notarangelo, presente al Festival, incontrerà il nostro pubblico regalandoci le sue preziose testimonianze sul suo incontro con Pier Paolo Pasolini.
Interventi: Domenico Notarangelo, Virgilio Fantuzzi, Franco Arcidiaco, Tonino De Pace, Americo Melchionda, Emanuele Milasi.
Nel volume edito dalla casa editrice Città del Sole sulla mostra fotografica "Il Vangelo Secondo Matera" Domenico Notarangelo racconta l’esperienza che lo vide protagonista di un rapporto di amicizia e collaborazione con Pier Paolo Pasolini. La sua testimonianza aggiunge nuovi particolari sul pensiero e sulla sensibilità del grande regista , proponendo anche una lettura ardita della città dei Sassi che ospitò le scene più importanti della passione, morte e resurrezione di Gesù: Matera appariva quarant’anni fa come una nuova Terra Santa, avendovi Pasolini trovato quel che aveva cercato invano in Palestina. Fra le grotte dei sassi, invece, resisteva ancora la grandiosità del paesaggio biblico delle predicazioni di Cristo, c’erano anche la luce e i suoni di Gerusalemme, e soprattutto esistevano i volti tra i quali Gesù camminò e ai quali si rivolse duemila anni prima per predicare il nuovo verbo. Insomma, approdandovi per girare il suo "Vangelo", Pasolini candidava Matera al nuovo ruolo di Terra Santa.
E infatti il suo film aprì la strada ad altri registi che nei decenni successivi arrivarono ad ambientare film sui temi biblici. Come Mel Gibson che quarant’anni dopo girò sugli stessi luoghi materani " The Passion". Notarangelo non c’era sul set del regista americano, non volle esserci per scelta, forse per non contaminare la purezza e la memoria che aveva custodito nell’anima per così lungo tempo. Ha preferito raccogliere la testimonianza di quell’esperienza dalla voce di suo figlio Antonio che collaborò con Gibson. E dalle foto scattate dal figlio e dai collaboratori della Blu Video ne ha scelto alcune per accostarle alle sue del 1964: non per accendere paragoni o per marcare le differenze, ma per datare due epoche molto diverse tra loro.
Franco Arcidiaco
Note sul libro "Il Vangelo Secondo Matera"
PASOLINI E LA CALABRIA
Comizi d’amore
In collaborazione con il Circolo del Cinema Cesare Zavattini
… Riparto, mi perdo nelle Calabrie, sempre più Calabrie… Non c’è dubbio, non c’è il minimo dubbio che vorrei vivere qui: vivere e morirci, non di pace… ma di gioia: … Comunque è chiaro che quello che si vocifera del Sud, qui c’è. Non è mica una chiacchiera che qui profumano zagare e limoni, liquirizia e papiri… Il mio viaggio mi spinge nel sud, sempre più a Sud: come un’ossessione deliziosa…"
Pier Paolo Pasolini
da "La lunga strada di sabbia", 1959
Nel 1956 Pasolini arrivò in Calabria invitato da Giacomo Debenedetti, " Ricevo un inaspettato invito a Crotone; benissimo, accetto proprio volentieri,…", e in seguito qui riceverà l’importante premio Crotone per Una vita violenta – che il Premio Viareggio aveva rifiutato - incontrando comprensione e ospitalità e trovando nel latifondo crotonese non solo l’ingiustizia di classe, ma anche una forza secolare capace di custodire il silenzioso paesaggio millenario e l’arcaicità della cultura contadina e di dare sfondo al primitivismo religioso del suo Vangelo. Qui scorse il volto " laicamente sacro" della sua giovane Madonna crotonese. Ma già per il suo reportage La lunga strada di sabbia aveva percorso le coste calabresi imbattendosi in quei volti di contadini – che Carlo Levi ritrasse nel suo famoso I tre di Cutro – che divennero i "banditi" di Pasolini e la dura polemica intorno all’etimo della parola che ne seguì, paradossalmente, rafforzò il suo rapporto con la Calabria, dove trovò gli amici di una vita. E dove tornò più tardi nel ’70 spingendosi fino a Reggio Calabria, per testimoniare ancora una volta con uno sguardo contro corrente una rivolta popolare "rimossa".
Con l’incontro di Ninarieddo (Ninetto Davoli" – "un ragazzo che è una morgana" – Pier Paolo Pasolini donò alla Calabria un suo segno d’amore, trovando e perdendo poi il suo "Alì dagli occhi azzurri", ma prefigurando con forza profetica un lontano futuro - ormai realizzato - per la nostra terra.
Lidia Liotta
circolo del cinema Cesare Zavattini
Proiezione del Film Il Vangelo Secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini
Interventi: Virgilio Fantuzzi critico cinematografico
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CINEMA BREVE POLACCO CONTEMPORANEO
Dal gemellaggio con il Tofifest, Torun Polonia
Miasto Ucieczki by Woiciech Kasperski
Petla by Woiciech Kasperski
Pozna Noca by Jacek Banach, Przemek Komorniczak
Marco P. I. Zlodzieje Roweròw by Bodo Kox
Melodramat by Filip Marczewski
Kapelusz by Anna Smoczynska
Wszystko wg planu by Tadeusz Sliwa
Nie Wiem by Joanna Kaczmarek
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L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
Regia: Agostino Ferrente
Sceneggiatura: Agostino Ferrente, Massimo Gaudioso, Francesco Piccolo, Mariangela Barbanente
Montaggio: Desideria Rayner
Suono Silvia Moraes
Montaggio musiche Pino Pecorelli
Musica: l’orchestra di Piazza Vittorio diretta da Mario Tronco
Produzione Luchy Red, Pirata M.C, Bianca Film
Durata. 90’
Italia, 2006
Il film-diario della genesi della celebre Orchestra di Piazza Vittorio, band nata da un’iniziativa di Mario Tronco, il tastierista degli Avion Travel, e Agostino Ferrente, che, nel quartiere di Roma dove gli italiani sono "minoranza etnica" hanno riunito un gruppo di musicisti di strada (e non) che vengono da tutte le parti del mondo.
Quest’anno il festival si rilancia con la scommessa di cercare di entrare nella testa dello spettatore ma anche nel suo cuore.
In questo senso la presenza tra gli eventi del film L’orchestra di Piazza Vittorio di Agostino Ferrente è di quelli che colpiscono al cuore, di quelli che, con un documentario, hanno saputo amplificare, di un’Italia umile e nascosta, la voce dignitosa della multiculturalità. Il colore che non diventa folklore, il documento che narra, la musica che include, lo spirito di una città ("sapessi cos’è Roma" dice Pier Paolo Pasolini in un esergo alla fine del film) che racchiude in sé una e più nazioni.
Paolo Minuto
Presidente Federazione
Internazionale del Cine Club
Interventi: Massimo Gaudioso, Paolo Minuto